Come promesso rendiamo disponibili i materiali cui ha fatto riferimento il dott. Silvano Piffer nella sua relazione di sabato 18 febbraio al presidio solidale contro la circonvallazione.
Alleghiamo quindi la scheda di sintesi dello studio Sentieri che evidenzia le maggiori patologie nella popolazione trentina collegabili alla presenza del Sito inquinato di interesse nazionale ex Sloi ed ex Carbochimica (documento n. 1. Scarica). Alleghiamo anche la mappa dei volumi contaminati del 2004 che mostra il profondo, esteso e in particolari luoghi concentratissimo inquinamento sull’area Ex Sloi (documento n. 2).
Non possiamo però esimerci dal commentare il pessimo comunicato diffuso dal Comune di Trento a partire da una replica che APPA (l’ente di protezione ambientale provinciale) ha fatto alle domande poste dalla Circoscrizione Centro Storico.
Il comunicato nel suo complesso dimostra che APPA sta rinnegando tutto il (fin qui serio) lavoro di indagine e monitoraggio svolto negli ultimi anni circa il piombo tetraetile e gli altri veleni nel SIN di Trento Nord. C’è un pericolosissimo allineamento sulle posizioni di RFI, la quale ha d’altronde sin dall’inizio negato la possibilità che sotto i binari ferroviari attuali, dove il progetto di circonvallazione intende scavare con maggiore profondità, si trovino inquinanti e in particolare il mortale piombo tetraetile.
Il senso complessivo del testo serve proprio a questo nefando obiettivo. Si dice senza alcuna remora che il piombo inorganico presente nei terreni della Carbochimica è compatibile con i livelli naturali dell’ambiente di riferimento. Si dice ancora che non c’è traccia di piombo tetraetile in area Carbochimica. Da queste premesse si ricava la conclusione tanto cara a Rete Ferroviaria Italiana e a chi in Comune e Provincia non vede l’ora che partano cantieri da più di un miliardo di euro: non ci sarebbe evidenza della migrazione del piombo tetraetile al di sotto dei binari attuali.
Peccato che nella conclusione del comunicato, in un piccolo inciso, che rischia di sfuggire al lettore che si fosse lasciato cullare dal generale tono rassicurante del testo, c’è un riferimento che nega proprio questa conclusione.
APPA è costretta ad ammettere che “per completezza di informazione si informa che gli unici campioni di terreno, noti agli scriventi, in cui è stata riscontrata la presenza delle forme organiche del Piombo al di fuori del perimetro ex Sloi e della fossa Armanelli sono quelli relativi a un sondaggio eseguito nel 2003 nel rio Lavisotto, poco a monte del cavalcaferrovia dei caduti di Nassiria”.
Esattamente quello che i comitati e i gruppi contrari all’opera sostengono da due anni, che ha motivato iniziative di mobilitazione ed esposti e anche l’ultimo intervento della Circoscrizione Centro Storico.
APPA è costretta a darne evidenza per evitare la figura barbina che un suo funzionario aveva fatto qualche mese fa in una conferenza stampa, nella quale aveva pubblicamente negato che ci fosse piombo tetraetile nel Rio Lavisotto. In quell’occasione Rampanelli era stato smentito da un cittadino contrario all’opera che aveva citato le stesse analisi ufficiali di APPA. Rampanelli è stato costretto a scusarsi in forma privata il giorno dopo e alleghiamo l’e-mail di scuse, anche noi “per completezza d’informazione” (documento n. 3 Scarica).
Il punto è cruciale e va analizzato con un po’ di attenzione. In allegato mettiamo anche la mappa del SIN che evidenzia la posizione del Rio Lavisotto e della Fossa degli Armanelli rispetto alla SLOI e ai binari ferroviari (documento n. 4). La fossa degli Armanelli era quella in cui la “fabbrica della morte” scaricava la maggior parte dei suoi veleni e si trova in area SLOI. Il Rio Lavisotto invece percorre nel suo primo tratto l’ex Carbochimica, per poi unirsi alla fossa degli Armanelli più a Sud, all’altezza dello Scalo Filzi.
Quando APPA è costretta ad ammettere che c’è un punto in cui si rinviene piombo organico “a monte del cavalcavia dei caduti di Nassiria” (nella mappa la rotonda Caduti di Nassiria è indicata con il numero 3) sta di fatto confermando tutti i timori che il suo comunicato cerca di smentire. Infatti, quel punto non solo si trova oltre ai binari rispetto all’area SLOI ma è anche molto più a Nord del punto di affluenza tra la Fossa degli Armanelli e il Rio Lavisotto, di conseguenza non è certo la Fossa degli Armanelli che ha portato lì il piombo!
Ma APPA dice che non c’è evidenza che quel piombo sia passato attraverso la falda d’acqua sotterranea al di sotto i binari. Quindi, di grazia, come ci è arrivato lì? Forse volando? Solo affidarsi al mistero della fede in APPA può aiutarci a superare ogni dubbio e concludere che le vie del piombo sono infinite.
Tuttavia noi, non fosse altro che per cautela per la nostra salute, alla fede preferiamo il dubbio e pretendiamo ancora una volta: visto che sono stati stanziati in legge di bilancio due milioni di euro per fare analisi degli inquinanti sotto i binari, si affidino immediatamente queste analisi a un ente indipendente! Anche per evitare a RFI, ad APPA e ad altri funzionari messi sotto pressione dal miliardo di euro stanziato per l’opera di fare figure barbine e spericolati arrampicamenti sugli specchi.
La storia della SLOI è storia di morti e di intossicati, di negazione della verità e di dirottamento dei pareri degli esperti.
Insieme faremo in modo che la storia non si ripeta!