Un primo maggio di lotta e coraggio

Ne abbiamo sentite delle belle dopo il corteo del primo maggio.

Poliziotti manganellatori mai toccati dai manifestanti che si dicono feriti e vanno a farsi refertare, racconti di infiltrazioni violente nel corteo, giornalisti che descrivono fatti ai quali non erano presenti.

Dopo le veline questurine e il sapiente ricamo giornalistico (utili a giustificare la militarizzazione del territorio che sarà sempre più presente), ecco il nostro resoconto sui fatti di lunedì.

Un primo maggio di lotta e coraggio

Nelle giornate di Domenica 30 aprile e Lunedì 1 maggio i sondaggi geognostici della ditta Trivelsonda di Lecce per il progetto preliminare “Circonvallazione di Trento – TAV” sono stati contestati e fermati. Nel primo caso, grazie alla segnalazione di un abitante del paese di Villazzano – dove la trivella era stata posizionata durante la notte all’insaputa di circoscrizione e abitanti – un piccolo gruppo è riuscito a fermare gli operai al lavoro per circa un’ora prima dell’arrivo della polizia. Attestato che gli operai avrebbero lavorato anche nella giornata del 1 maggio, si è quindi deciso di indire un corteo per il pomeriggio successivo. Ridando significato a una data storica nella memoria collettiva, simbolo internazionale della lotta contro le disuguaglianze sociali e lo sfruttamento, ci si è trovati in più di una cinquantina in piazza e di lì ci si è diretti alla trivella. Approfittando di una falla nel dispiegamento poliziesco anche qui un gruppo è riuscito a entrare nel cantiere e bloccare i lavori che, fino a sera, non sono ripresi.

In un clima di festa e di lotta siamo riusciti tutti e tutte insieme a resistere al comportamento violento della polizia, agli spintoni e alle manganellate, ognuno/a secondo le proprie volontà e possibilità ma determinati/e nel restare uniti a non lasciare nessuno da solo/a e contestare concretamente i lavori. Una bella “prova” in vista di quello che, secondo i promotori, dovrebbe essere l’imminente inizio dei lavori effettivi. Tutta la nostra solidarietà e affetto al compagno che è stato portato in ospedale per ferite da manganello, per fortuna, rivelatesi non gravi.

Proprio l’efficacia nel blocco della trivella e l’unità della manifestazione anche dopo le violenze unilaterali della polizia devono aver dato particolarmente fastidio a questura e promotori del disastro del TAV. Preoccupa, in vista dei cantieri imminenti, che molti “miti” trentini non siano rassegnati come li vorrebbe l’assessore Facchin e che la loro indignazione disarmata non si sia fatta troppo spaventare dalle cariche poliziesche. Bisogna urgentemente seminare divisione e diffidenza, così a sera circola già un servizio del TGR che parla di un gruppo di manifestanti che si stacca dal resto del corteo per assaltare la trivella e dice che negli scontri che ne sarebbero seguiti 4 agenti sarebbero stati feriti. Chi era presente (nessun giornalista) sa bene come sono andate le cose e d’altronde se questa messinscena dovesse proseguire in sede giudiziaria, come immancabilmente annunciato, saremo pronti a pubblicare i filmati della giornata.

Ricordiamo che rallentare i lavori – con i fondi vincolati alla scadenza per la messa in esercizio dell’opera prevista per il 2026 – è un modo per fermarli. Ciò che è deciso a livello istituzionale con la mobilitazione concreta di attiviste/i, abitanti e cittadine/i sensibili si può bloccare, fare in modo che non si realizzi. Se siamo tutti e tutte uniti sarà più difficile la criminalizzazione di chi si oppone concretamente e la strada per realizzare quest’opera sarà in salita.

Per questo ricordiamo che, tanto più in questo momento, è importante e decisivo partecipare – e invitare altri/e a partecipare – alle iniziative come quelle previste al presidio permanente presso le officine Odorizzi in via Brennero (tutti i Sabati a pranzo), alle colazioni resistenti alle 7 di mattina all’accampamento No tav alle Fornaci e ai momenti di discussione (come l’assemblee della Talpa Notav in via San Martino tutti i Martedì sera).

Alla prossima! La sarà dura!