Intervista del comitato No Tav di Trento al professore Antonio Zecca*

* Nel quadro della sua attività nel Dipartimento di Fisica – Università di Trento, il prof. Zecca ha compiuto ricerche scientifiche nel campo dei cambiamenti climatici a partire dagli anni ’90. Dal 2000 circa si occupa di problemi energetici e di geopolitica delle fonti fossili. Ha tenuto il corso di Fisica del Clima dal 1995 al 2010.

Professor Zecca, quest’autunno si sono verificati anche in Trentino fenomeni atmosferici sconvolgenti. Si sono impresse nella mente di molti di noi le immagini di vaste aree boschive letteralmente rase al suolo.
Le chiediamo se si tratta di fenomeni nuovi per questi territori, quali sono le condizioni meteo che li hanno scatenati e in che modo sono collegati ai cambiamenti climatici globali.

Non abbiamo registrazioni fotografiche di episodi di questo genere nel passato.  Ma in generale sappiamo due cose: che episodi in cui la natura mostra estrema potenza ci sono già stati; la seconda è che nel futuro episodi simili saranno più frequenti e più potenti. Ma sappiamo anche che questi episodi sono solo i più impressionanti, mentre altre conseguenze del cambiamento climatico in corso sono meno visibili, fuori dalla nostra miopia, ma molto più pericolose per l’umanità.  Cito solo l’alterazione del ciclo dell’acqua: che provocherà cambiamenti impressionanti nell’agricoltura (produzione di cibo); non è per domani, è a partire da domani e per i decenni – secoli – futuri.
Le immagini delle aree boschive che abbiamo ancora in mente sono solo un piccolo segnale di quello molto più grave che sta accadendo.

È evidente che risulta sempre più urgente un intervento radicale nel contrastare i cambiamenti climatici. I promotori della ferrovia ad Alta Velocità presentano l’opera come una soluzione green al tema del trasporto delle merci e delle persone. È davvero così dal suo punto di vista? Il TAV è una risposta tempestiva rispetto alla minaccia del cambiamento climatico?

L’idea che trasporti ad alta velocità possano essere una risposta verde alla severa minaccia del cambiamento climatico è vecchia di almeno trenta anni. Allora si poteva pensare a qualche effetto positivo dei trasporti ad alta velocità.  Da allora le nostre conoscenze sono andate avanti di molto. Oggi siamo tutti al corrente del fatto che trasportare ad alta velocità aumenta i consumi energetici e le emissioni di CO2  e di altri gas serra. Ma è rimasta l’idea antiquata che “più veloce è meglio”. Questa frase è vera solo in poche situazioni: per esempio gli aerei supersonici (come il Concorde) sono stati declassati; la gente ha capito che risparmiare un paio d’ore sul volo trans-oceanico non ha senso quando poi devo perdere ore per andare dall’aeroporto alla città e poi in un’altra città. Altro esempio di come la frase “più veloce è meglio” viene abbandonata: da anni ormai tutte le compagnie di navigazione hanno ridotto la velocità delle navi perché non ha nessun senso risparmiare qualche ora su un viaggio di giorni. Analogamente si sa che in un collegamento Verona – Innsbruck nessuna merce si deteriora se il viaggio dura venti minuti in più: e nessun passeggero perde un pezzo della sua vita se il suo percorso dura dieci minuti in più. Sono solo questi i “miglioramenti” che ci promettono.

Ha detto che “traportare ad alta velocità aumenta i consumi energetici e le emissioni”. Di che grandezze parliamo? Quale è insomma l’impatto, sotto questo profilo, della costruzione e del funzionamento di una linea TAV, come quella progettata per il Trentino-Alto Adige?

Questa domanda se la sarebbero dovuta porre coloro (autorità Europee, Italiane, Provinciali) che hanno deciso una costruzione di dubbia utilità. Per sapere quanto peserà sul nostro futuro una linea TAV, bisogna (siamo ancora in tempo!) calcolare l’aumento delle emissioni di CO2  e di altri gas serra prodotte dai treni durante i prossimi trenta anni almeno; aggiungerci le emissioni dovute  alla realizzazione della linea ( tunnel e tratti di accesso, infrastrutture di servizio e tutto);  le emissioni dovute alla manutenzione per i prossimi trenta anni. Una volta ho fatto una valutazione approssimativa e vien fuori un numero che sconsiglia “imprese” di questo genere.
Bisogna innanzitutto considerare che per raddoppiare la velocità di un convoglio occorre un consumo di energia 4 volte superiore. Senza parlare del consumo di risorse e di energia necessario alla costruzione ed alla manutenzione della linea. Si pensi, solo per un esempio, che un chilometro di linea AV in galleria richiede intorno ai 12.200 tonnellate di acciaio. A conti fatti, si tratta di un consumo energetico di circa il 27% superiore a quello di una linea normale, a parità di percorso.
Un calcolo simile andrebbe fatto PRIMA di iniziare una cosiddetta “grande opera”. Nei prossimi anni – non mi chiedete quando – sarà introdotta una nuova norma: oltre alla VIA (Valutazione Impatto Ambientale – attualmente utilizzata) sarà richiesta una VIE (Valutazione Impatto Energetico). Senza entrare nei dettagli tecnici, sarà richiesto di valutare quanto l’opera proposta permetterà di risparmiare di energia (di carburante, di gas-serra) rispetto all’esistente. Nessun risparmio? nessuna opera.